Giovanni Pascoli

La Biografia :

Nacque a San Mauro di Romagna , in provincia di Forlì , nel 1855 trascorre l’infanzia con la sua numerosa famiglia nella fattoria La Torre, il padre era amministratore. Iniziò a sette anni gli studi nel collegio dei padri Scolopi di Urbino. Ma l’infanzia serena doveva presto essere interrotta da una serie di lutti che influiranno sulla personalità del poeta e dell’uomo. Appena dodicenne perse il padre , l’anno successivo morirono la madre e la sorella maggiore , poco dopo gli altri due fratelli .

Nel 1973 riuscì a terminare gli studi liceali e vinse anche una borsa di studio per l’università di Bologna , partecipando ad un corso presieduto da Carducci.

A Bologna cominciò a frequentare il gruppo socialista , implicato nelle manifestazioni , in seguito alla condanna a morte di un anarchico , fu condannato ad alcuni mesi di carcere durante i quali prese le distanze dal movimento socialista.

Riprese gli studi nel 1882 e ottenne la laurea in lettere , cominciò ad insegnare presso il liceo di Matera , passò poi a Massa e quindi a Livorno , dove pote’ ricongiungersi con le due sorelle che lo raggiunsero. Durante questi anni compose le prime poesie , nel 1890 Myracae. Nel 1892 partecipò ad un concorso di poesia latina con il poemetto " Veianius " e vinse il primo premio . Nel 1895 fu nominato professore straordinario di latino e greco presso l ’ università di Bologna . Due anni dopo ottenne la cattedra di letteratura latina all’Università di Messina e solo nel 1903 riuscì finalmente ad ottenere il trasferimento a Pisa che gli permise di stabilirsi nella casa di Csatelvecchio di Barga. Uscirono nel 1895 i primi poemetti , Poemi conviviali e un lavoro di critica dantesca , nel 1897 pubblicò sul " Marzocco " la prosa il Fanciullino e due articoli sulla poesia di Leopardi . Nel 1903 Canti di Castelvecchio e l’anno successivo la nuova edizione ampliata dei Poemi conviviali.

Dopo la gioia per il ritorno in Toscana e in famiglia , la vita affettiva del poeta fu turbata dal " tradimento " della sorella Ida che decise di sposarsi abbandonando il nucleo familiare originale .

Nel 1906 venne chiamato all’Università di Bologna per ricoprire la cattedra di letteratura italiana che era stata di Carducci . L’assunzione di questo importante ruolo nella cultura italiana influì notevolmente sulla poesia di Pascoli che perse gran parte della sua freschezza per diventare enfatica e retorica , volta a tematiche non più private ma civili e patriottiche.

A quest’ultimo periodo appartengono Odi e inni ( 1906 ) Poemi italici ( 1911 )

Canzoni di re Enzo ( 1911 ) Poemi del risorgimento e i Carmina( 1913 - 1914 ).

Nell’Aprile del 1912 Pascoli moriva a Bologna.


 

La Poetica:

La produzione poetica di Pascoli è una delle più rappresentative del Decadentismo italiano e raccoglie elementi fondamentali delle tendenze europee del periodo . La fuga dalla realtà e la ricerca poetica intesa come strumento di conoscenza privilegiato sono: le caratteristiche portanti di tutta la produzione pascoliana , dalla quale scaturirà , un sostanziale rinnovamento della poesia italiana.

Nella celebre prosa il Fanciullino pubblicata sul " Marzocco " nel 1897 troviamo espressa la concezione poetica di Pascoli che pervaderà tutta la sua produzione . L ’ analisi del poeta si articola essenzialmente su quattro punti fondamentali.

1) Egli afferma che in tutti gli individui è presente un " Fanciullino musico ", il sentimento poetico che fa sentire maggiormente la sua voce nell’età infantile , nell’età adulta , questa voce si attenua , ma non cessa di esistere. L’età maggiormente poetica è quella dell’infanzia , il poeta , quindi è colui che riesce a mantenere viva dentro di se la voce del "Fanciullino" , comunica con gli altri individui proprio grazie al fanciullo che è sempre presente nei loro cuori.

2) Il rifiuto della realtà assume in Pascoli la forma di Fuga nell’infanzia , da questa proposizione poetica scaturiscono i temi e i simboli ricorrenti nella produzione pascoliana , duramente segnata dalle luttuose esperienze vissute nell’infanzia : " il nido , la casa , la siepe , la nebbia ," che riportano ad un mondo chiuso , ricco di affetti tranquilli , capace di offrire rifugio dal caos e dalla violenza del mondo esterno.

Pascoli avverte profondamente il tramonto delle fedi positivistiche e le tensioni sociali di cui è permeata la sua epoca , e cerca nella memoria del mondo dell’infanzia un rifugio consolatorio.

3) Il secondo punto toccato nella prosa il Fanciullino riguarda il modo di vedere del "fanciullino" e quindi il modo di fare poesia . Tipico del Fanciullino , secondo Pascoli , è vedere tutto con meraviglia , tutto come se fosse la prima volta , scoprire cioè la poesia nelle cose stesse , nelle più grandi così come nelle più piccole . Ne deriva una poesia delle piccole cose , una poesia fatta di riferimenti realistici , ma che si allontana dall’esperienza verista perchè l’ attenzione alla realtà circostante non ha alcun fine oggettivo , ma concorre alla creazione di uno scenario in cui trovano dimora le angosce del poeta , una realtà apparentemente realistica e che assume un valore prettamente simbolico.

4) L’ultima parte della poesia riguarda le caratteristiche del Fanciullino , egli è quello che alla luce sogna o sembra di sognare , ricordando cose non vedute mai , "parla alle bestie , agli alberi , ai sassi , alle nuvole , alle stelle , piange e ride senza perchè ."Ne consegue una concezione della poesia che sfugge al piano reale - razionale , ma che ha un carattere intuitivo .

Gli elementi apparentemente realistici assumono una connotazione diversa , accostati tra loro con un analogia che da vita a simboli ed inserisce la poetica di Pascoli a pieno diritto nel contemporaneo quadro europeo.

Questa attitudine a " leggere " il reale e ricavarne suggestioni particolari darà vita alle più belle poesie di Pascoli che tanta influenza avranno sulla poetica del Novecento italiano. Ultimo punto del Fanciullino riguarda la funzione della poesia.

Secondo il poeta , "Essa ha una suprema utilità morale e sociale ", in quanto risvegli il sentimento poetico che è in tutti e che fa sentire gli uomini fratelli , li porta ad aborrire la guerra e la violenza e li avvicina in un sentimento di amore reciproco.

La poesia ha anche valore consolatorio rende meno sgradevole l’esistenza e rende gli individui paghi della loro realtà.

 

 

 

 

 

La prosa : IL FANCIULLINO

I

E’ dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi , come credeva Cebes Tebano che primo in se lo scoprisse , ma lagrime ancora e tripudi suoi.
Quando la nostra età è tuttavia tenera , egli confonde la sua voce con la nostra , e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro e , insieme sempre , temono , sperano , godono , piangono , si sente un palpito solo , uno strillare e un guire solo .Ma quindi noi cresciamo , ed egli resta piccolo ; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare , ed egli vi tiene fissa la sua antica serena meraviglia , noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce , ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello.Il quel tintinnio segreto noi non udiamo distinto nell’età giovanile forse così come nella più matura , perchè in quella , occupati a litigare e perorare la causa della nostra vita , meno badiamo all’angolo dell’anima donde esso risuona . E anche , egli , l’invisibile fanciullo , si pèrita vicino al giovane più che accanto all’uomo fatto e al vecchio , che più dissimile a se vede quello che questi.Il giovane in vero di rado e fuggevolmente si trattiene con il fanciullo ; che se ne sdegna la conversazione , come chi si vergogni d’un passato ancor troppo recente . Ma l’uomo riposato ama parlare con lui e udirne il chiacchericcio e risponderli a tono e grave ; e l’armonia di quelle voci è assai dolce ad ascoltare , come d’un usignolo che gorgheggi presso un ruscello che mormora.(...)

III

Ma è veramente in tutti il Fanciullino musico ? Che in qualcuno non sia , non vorrei credere nè ad altri nè a lui stesso : tanta a me parrebbe di lui la miseria e la solitudine . Egli non avrebbe dentro sè quel seno concavo da cui risuonare le voci degli altri uomini ; e nulla dell’ anima sua giungerebbe all’ anima dei suoi vicini . Egli non sarebbe unito all’umanità se non per le catene della legge , le quali o squassasse gravi o portasse leggere , come uno schiavo o ribelle per la novità o indifferente per la consuetudine . Perchè non gli uomini si sentono fratelli tra di loro essi che crescono diversi e diversamente si armano , ma tutti si armano , per la battaglia della vita ; si i fanciulli che sono in loro , i quali , per ogni poco d’agio e di tregua che sia data , si corrono incontro , si abbracciano e giocano .
Eppure è chi dice che veramente di generi umani ve ne ha due , e non si scorge che siano due ,e che l’uno attraversa l’altro , sempre diviso ma sempre indistinto , come una corrente dolce il mare amaro . Vivono persino nella stessa famiglia , sotto gli occhi della stessa madre , e vivono in apparenza la stessa vita germinata da uguale seme in un unico solco ;e questi sono stranieri a quelli , non d’un solo tratto di cielo e di terra , ma di tutta l’umanità e di tutta la natura . Essi si chiamano per nome e non si conoscono nè si conosceranno mai. Ora se questo è verso non può avvenire se non per una causa : che gli uni hanno dentro sè l’etrno fanciullino , e gli altri no , infelici!Ma io non amo credere a tanta infelicità . In alcuni non pare che egli sia , alcuni non credono che sia in loro ; e fore è apparenza o credenza falsa. Forse gli uomini aspettano da lui chi sa quali mirabili dimostrazioni e operazioni ; e perchè non le vedono , o in altri o in sè , giudicano che egli non ci sia . Ma i segni della sua presenza e gli atti della sua vita sono semplici e umili. Egli è quello , dunque , che ha paura al buio , perchè al buio crede o crede di vedere ; quello che alla luce sogna o sembra di sognare , ricordando cose non vedute mai ; quello che parla alle bestier , agli alberi , ai sassi , alle nuvole , alle stelle : che popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei . Egli è quello che piange e ride senza perchè , di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione . Egli è quello che nella morte degli esseri amati riesce a dire quel particolare puerile che ci fa sciogliere in lacrime e ci salva. Egli è quello che nella gioia pazza pronunzia , senza pensarci , la parola grave che ci frena . Egli rende tollerabile la felicità e la sventura , temperandone d’amaro e di dolce e facendone due cose ugualmente soavi al ricordo.(...)
E ciarla intanto , senza chetarsi mai , senza lui , non solo non vedremmo tante cose a cui non badiamo per solito , ma non potremmo nemmeno pensarla a ridirle , perchè egli è l’Adamo che mette il nome a tutto cio’ che vede e che sente .Egli scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose . Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola , e al contrario.E a cio’ lo spinge meglio stupore che ignoranza , e curiosità meglo che locuacità :impicciolisce per poter vedere , ingrandisce per poter ammirare . Nè il suo linguaggio è imperfetto come di chi non dica la cosa se non a mezzo , ma prodigo , anzi , come di chi due pensieri dia per una parola . E a ogni modo da’ un segno , un suono , un colore a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta(...)

X

Così il poeta vero , senza farlo apposta , e senza addarsene , portando , per dirla con Dante , il lume dietro , anzi no , dentro , dentro la cara anima portando lo splendore e ardore della lampada che è la poesia ; è , come si dice oggi , socialista , o come si avvrebbe a dire , umano. Così la poesia , non da altro intonata che da poesia , è quella che migliora e rigenera l’umanità , escludendone , non di proposito il male , ma naturalmente l’impoetico.Ora si trova a mano a mano che impoetico è ciò che la morale riconosce cattivo e ciò che l’estetica proclama brutto :Ma di ciò che è cattivo o brutto non giudica , nel nostro caso , il barbato filosofo.E’ il fanciullo interiore che ne fa schifo.
(...)
Chè per cantare il male bisogna fare uno sforzo continuo su sè stesso , a meno che non si tratti di pazzia , e in questo caso la pazzia sta appunto in questo , di pensar da buoni e di cantar da cattivi.
Così , caro fanciullo , hanno gran torto coloro che attribuiscono , per ciò che tu non vedi se non il buono , qualche merito di bontà a colui che ti ospita , il quale può anche essere un masnadiero e aver dentro di sè un fancuillo che gli canti le delizie della pace e dell’innocenza ,e la casa dove non deve più riposare , e la chiesa dove non sa più di pregare.

XI

Il poeta , se e quando è veramente poeta , cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro , riesce perciò a ispirare di buoni e civili costumi d’amor patrio e famigliare umano.
Il poeta è poeta , non oratore , o predicatore, non filosofo o istorico non maestro , non tribuno o demagogo , non uomo di Stato o di corte , e nemmeno è , sia in pace con il Maestro , un artiere che sfoggi spada , scudi e vomeri ; e nemmeno con pace di tanti altri , un artista che nielli e ceselli l’oro che altri gli porga.A costituire il poeta vale più infinitamente il suo sentimento e la sua visione che il modo con il quale agli altri trasmette l’uno e l’altra.Egli , anzi , quando li trasmette , pur essendo in cospetto di un pubblico , parla piuttosto tra sè che a quello ...Ora il poeta sarà invece Un autore di provvidenze civili e sociali? Senza accorgersene , se mai.Se trova esso tra la folla , e vede passar le bandiere e suonar le trombe .
Getta la sua parola , la quale tutti gli altri , appena esso l’ha pronunziata , sentono che è quella che avrebbero pronunziata loro .Si trova ancora tar la folla , vede buttar in strada le masserizie di una famiglia povera .ED esso dice la parola , che si trova subito piena delle lacrime di tutti.
Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta .Ma non è lui che sale su una sedia o su un tavolo a arringare .Egli non trascina , ma è trascinato , non persuade , ma è persuaso...